Italo Svevo era lo pseudonimo di Ettore Schmitz, infatti rispecchiava la sua cultura legata sia all'Italia che alla Germania, nonostante le sue origini ebree; nacque appunto a Trieste nel 1861, città mitteleuropea, che risentiva della Psicanalisi di Freud e della teoria del Superuomo di Nietzsche. Svevo compì i suoi studi prima a Trieste, poi in Baviera, ma con il fallimento dell'impresa del padre fu costretto a trovare un impiego presso una banca triestina. Rimase comunque più interessato alla letteratura italiana e francese, tanto che nel 1892 scrisse il suo primo romanzo intitolato "Una vita"; esso fu un vero e proprio fallimento, ma nonostante ciò nel 1898 pubblicò il secondo, intitolato "Senilita". Rivelandosi anch'esso un fallimento decise di abbandonare la carriera di scrittore, per dedicarsi al miglioramento del proprio inglese. Nel frattempo infatti, si era sposato con una cugina più giovane di lui e aveva iniziato a lavorare nell'industria di vernici del suocero. Durante questo viaggio incontro' James Joyce che gli fece da insegnante e istaurata un'amicizia tra i due, lo convinse a ricominciare a scrivere. Nel 1923 pubblicò così il suo terzo romanzo, intitolato "La coscienza di Zeno", che fu accolto favorevolmente dagli scrittori innovativi come Joyce e Montale, ma non altrettanro positivaente dal pubblico. Morì nel 1928 a causa di un incidente stradale.
La poetica
Svevo, nell'ambito letterario, risentì dell'influenza di: -Joyce, da cui apprese la tecnica del flusso di coscienza; -Proust, da cui derivò il concetto di memoria involontaria; -Freud, da cui mutuò diversi elementi della Psicanalisi, come l'inconscio e gli atti mancati; Svevo introdusse anche delle novita nella letteratura italiana, come la figura dell'inetto a vivere, ovvero un individuo emarginato dalla societa, destinato all'insuccesso in quanto incapace di decidere della propria esistenza. Questo elemento è presente in tutti i suoi romanzi, ma nella Coscienza di Zeno l'inetto subisce un cambiamento: il protagonista apparentemente sembra sconfitto, ma nella realtà si rivela un vincitore.